Il viaggio della longevità

Viviamo sempre di più, lavoreremo sempre di più e accumuleremo sempre più esperienze.

Si tratta solo di capire come gestire il continuo accumulo e l’inevitabile decumulo periodico per passare al livello successivo: il traguardo è un precipitato di sé stessi, una “riduzione” in senso gastronomico della nostra essenza.

Qualcuno mi ha detto in tempi non sospetti, cioè molto prima che mi occupassi di longevità, che per invecchiare bene bisogna imparare a lasciar andare, a disfarsi di cose, oggetti, ambizioni, pensieri, che appartengono ad altre epoche, proprietà ormai non più attuali e ingombranti.

Ernesto Beibe, un coach argentino che guida le persone nel mezzo del cammin di nostra vita, diceva che già intorno all’epoca della crisi di mezza età, bisogna imparare a svuotare lo zaino nel quale abbiamo accumulato tutte queste cose per far posto alla seconda parte della vita.

Un po’ come tenere la valigia leggera per poterla riempire delle cose che compri in viaggio, ricordi di altri paesi, sapori di altre culture. Aveva ragione. Adesso che vivo in una casa piccola e ho scelto un lavoro che mi costringe a studiare quotidianamente, ho bisogno di trovare spazi liberi, fisici e mentali.

Affrontare una vita ormai quasi centenaria richiede questa grande capacità di ri-organizzazione del bagaglio, il talento di aggiornare la valigia trattenendo solo le cose indispensabili e lasciando spazio per quello che verrà. È anche un modo per relativizzare quello che ci è capitato, quello che siamo stati, ciò che abbiamo accumulato, nel bene e nel male. Un esercizio utilissimo.

Il posto lasciato libero sarà occupato dal consolidamento dei valori, parolona, ma anche dei piccoli talenti, della personalità, delle curiosità che abbiamo saputo trattenere e coltivare.
Fatto questo esercizio, si è pronti per un lungo viaggio.

Ci si trova quindi in questa situazione idealmente intorno ai 50 anni, un po’ più, un po’ meno, a seconda dell’esperienza di vita, quando i più visionari comprendono che la seconda parte di questo lungo cammino ci sorprenderà per quanto sarà diverso da quello di genitori e nonni. Con gli anni duemila abbiamo abbandonato il ciclo di vita del ‘900, quello lineare, scandito da certezze e modelli per affrontarne, senza mappa, uno nuovo basato su vite centenarie, circolarità di esperienze, up and down, accumuli e decumuli, incertezza e improvvisazione. Difficile da imboccare con lo zaino stipato.

L’unica mappa disponibile è quella dettata dalla consapevolezza

Vivere più a lungo vuol dire che arriviamo alla cosiddetta età di anzianità senza parere, e quando è ora di esserlo davvero, anziani, ci troviamo di fronte alla prospettiva di andare oltre, verso l’età dei “grandi vecchi” con tutte le fragilità del caso. Una volta che l’hai capito, lavori sullo zaino con l’obiettivo di buttar via tutto ciò che intralcerà questo lungo cammino, consolidando invece gli strumenti di cui avrai più bisogno per sostenerti: il tuo capitale finanziario, il tuo capitale fisico e mentale, il tuo capitale umano e quello sociale.

Come fare la valigia: carte di credito e passaporto, mappe, libro di lettura, poche magliette, due pantaloni, due paia di scarpe, un asciugamano, un indirizzo utile, medicine di pronto intervento.

Fatta la mappa e fatto lo zaino, il buon viaggiatore fa un’ultima cosa, un paio di polizze indispensabili per viaggiare tranquilli, che se ti succede qualcosa tra il lusco e il brusco di un nuovo modello di vita non ci capiti dentro intero.

Direi che questa, in grandissima sintesi, è la pianificazione della longevità.

Emanuela Notari